La via Cavour o “a strata a lumi”. Il Liberty da Piazza del Popolo a via Milano. Le altre vie del Liberty.
La via Cavour, così intitolata il 24 novembre 1864, già via Teatro e prima ancora via Sesta o anche “Corsa di Palio”), dagli anziani era conosciuta come “a strata a lumi”, denominazione che Giovanni Consolino1 spiega con l’illuminazione fatta nella via in occasione della festa del Patrono San Giovanni, ma che potrebbe avere una origine diversa. Infatti la via (insieme con la piazza), in almeno due occasioni fu sfarzosamente illuminata. La prima volta in occasione dei festeggiamenti per la sconfitta di Napoleone nel 1814, la seconda nel maggio 1816, quando venne a Vittoria il conte di Modica (altre luminarie furono fatte nel 1860, per festeggiare la vittoria di Garibaldi, con l’esposizione dei ritratti del re Vittorio Emanuele di Cavour nella Cancelleria Comunale, allora nel palazzo all’angolo tra le attuali vie Garibaldi e Bixio, oggi Rio-Mastragostino).
Nel corso dell’Ottocento, la via Cavour divenne man mano la via delle botteghe e delle rivendite al minuto ed all’ingrosso (ne possediamo un ricco elenco risalente al 1885), per trasformarsi ai primi del Novecento in una delle strade più eleganti e ricca di edifici in stile Liberty.
Dalla piazza verso Piazza Italia, i primi due edifici notevoli sono a sinistra il palazzo Scrofani-Ciarcià (di cui si è già parlato come della antica casa Mandarà), a destra il palazzo Calarco-Galbo2, immortalato in numerose foto del fotografo Bartolini per i grandi comizi socialisti del 1913, accanto al Grand Hotel Italia (vedi scheda sulla piazza). Pur non rivestendo alcuna importanza architettonica non si può tacere del vecchio negozio del fotografo Tony Barbagallo, a Vittoria dagli anni ’60, la cui attività costituisce la memoria visiva dell’ultimo cinquantennio e per questo merita di essere ricordato tra i grandi fotografi vittoriesi del passato: i Bertolini, i De Pasquale, i Tripiciano etc.3
Notevole è la parte residua della facciata in stile Liberty dell’ex cinema Garibaldi ai nn. 114-120, il primo cinema di Vittoria. Secondo quanto scrive Giovanni Barone, la prima proiezione cinematografica fu vista a Vittoria intorno al 1910, ospitata in un baraccone. Poi, nel magazzino di ferramenta di Giuseppe Gambina, nel 1913 «fu costruito un primitivo piccolo cinema, intitolato “Garibaldi”». Il locale fu però ricostruito successivamente in stile Liberty4. Il prof. Alfredo Campo attribuisce il progetto all’ing. Giuseppe Mangione, la costruzione al muratore Giovanni Bucchieri, mentre i modellatori cementisti furono Vito Melodia e Carmelo Toma di Lecce (1920-1933). Oggi l’edificio è proprietà Traina.
Di fronte all’ex cinema, accanto alla Società Operaia di Mutuo Soccorso intitolata a Rosario Cancellieri, sorge il Palazzo Cancellieri (oggi proprietà Traina), ornato di un busto dell’importante uomo politico vittoriese (1825-1896), realizzato nel 1923, su iniziativa del sindaco dr. Salvatore Gucciardello, con lapide che reca la seguente iscrizione:
«In questa casa/ove nacque e morì/Rosario Cancellieri/patriotta insigne/ nel Comune nella Provincia/nei due rami del Parlamento/sempre e dovunque/dei diritti del popolo/ assertore tenace/Vittoria al suo illustre figlio il memore culto/in questo marmo consacra/ MCMXXIII»5.
Annessi al palazzo Cancellieri, all’angolo tra la via Ruggero Settimo e la via Principe Umberto, ancor oggi erogano acqua i famosi Pozzi di Cancellieri6, una fonte abbellita ed inglobata da Cancellieri nel suo palazzo. I Pozzi altro non sono che il Pozzo Grande scavato nel 1620 per dare nuove risorse idriche alla città, che poteva dissetarsi solo nell’antico abbeveratoio del Canale (via Gaeta in fondo), ai piedi del ciglio roccioso di Grotte Alte.
Numerosi, come si è detto, sono gli edifici in stile Liberty lungo la via Cavour, con belle facciate ed interni decorati. Eccone i maggiori esempi citati dall’opera del prof. Alfredo Campo Il Liberty a Vittoria7:
- casa Scrofani Ciarcià, oggi Mangione-Marino al n. 127 (pavimento in mattonelle di cemento colorato, ditta Vindigni);
- casa Pinnizzotto al n. 174 (Salvatore Battaglia);
- casa La Perna all’ang. con via La Marmora (scultore Salvatore Battaglia e Filippo Strazzulla 1934);
- palazzo Consalvo-Bertini al n. 223 (completato nel 1910, scultore Salvatore Battaglia);
- casa Strano-Garrasi al n. 228 (decorazioni di Giuseppe Guarino, 1920-1925);
- casa Longobardo-Mangione al n. 248, decorazioni di Giovanni Morganti;
- casa Giudice-Santapà oggi Campo al n. 264 (progettista perito agrimensore Salvatore Li Rosi, scultori Salvatore Battaglia e lo stesso Li Rosi);
- palazzo Pluchino al n. 308 (scultore Salvatore Battaglia, 1920);
- palazzo Busacca, al n. 319 (decorazione di Corrado Malfa);
- palazzo Di Vita, oggi Lo Monaco-Miccoli al n. 331 (progettista Salvatore Li Rosi, costruttori Francesco e Giovanni Mazza, scultori Salvatore Nifosì da Comiso e lo stesso Li Rosi, 1924-1925);
- farmacia De Pasquale all’ang. con via Cacciatori delle Alpi (vetrine in legno decorate da Emanuele Ingrao);
- casa Trombatore-Lo Monaco al n. 339 (Salvatore Battaglia);
- casa Battaglia al n. 340 (scultori Salvatore Battaglia e Filippo Strazzulla, 1930):
- casa Platania, oggi Leonardi al n. 343 (decorazione in stile Melodia).
- Un altro bell’esempio di casa Liberty (casa Palma oggi Santoro) è in via Vicenza 112.
Nell’ultimo isolato prima della via Milano, concludono la via Cavour l’imponente palazzo Mazzone (al n. 425), notevole per mole e bellezza architettonica, che sorge nei pressi dell’ex cinema Roxy, oggi trasformato in grande negozio cinese. L’area fu concessa in affitto nel 1945 dai proprietari Mazzone ai signori Barone e Giarratana, che vi aprirono un cinema all’aperto, chiamato “Giardino d’estate”8. Nel 1958 fu costituita una società tra Mazzone e Leonardi, che nel 1946 avevano riaperto a San Francesco l’Arena già Littorio, ridenominata “Arena Leonardi” e che nel 1947 avevano costruito il CTL. Progettisti ne furono l’ing. Francesco Di Geronimo e l’arch. Mancini di Comiso. Il Roxy (con 1297 posti, fra 346 in tribuna e 951 in sala) fu inaugurato l’8 giugno 1961 e fu aperto fino al 1985. Intere generazioni di Vittoriesi vi hanno passato ore di incredibili emozioni…
NOTE
1] G. Consolino, sub voce lumi in Vocabolario del dialetto di Vittoria”, Pacini Editore Pisa 1986
2] Sia i Calarco che i Galbo erano all’inizio dell’Ottocento bottegai poi divenuti imprenditori e grossi commercianti. La China indica una fabbrica di cremor di tartaro di Calarco, in via Castelfidardo all’ang. con la via Cernaia. Galbo aveva un caffé in piazza sotto il palazzo Scrofani, poi Caffé Roma, locali che ancor oggi mantengono la destinazione a bar.
3] Sull’arte della fotografia a Vittoria, vedi A. Zarino, Silloge, pagg. 191 e segg.
4] Storia di Vittoria, pag. 145.
5] Il monumentino fu inaugurato il 6 gennaio 1924. Rosario Cancellieri, avvocato, liberale (perseguitato per questo nel dicembre 1856), si distinse come amministratore nella giunta retta dal sindaco Francesco Salesio Scrofani, dal 1861 in poi. Il suo attivismo e le sue capacità esplicate anche nel Consiglio Provinciale lo misero ben presto tanto in luce da essere un candidato naturale nelle elezioni politiche del 1865, in cui risultò eletto. Fu rieletto nel 1867, quando ebbe la meglio sul capo della famiglia Jacono, Giombattista, che l’anno successivo fu designato sindaco dal Governo Lanza. Sconfitto nel 1874 riuscì a farsi rieleggere nel 1876, quando andò a irrobustire le schiere della Sinistra Storica, uscita vincitrice. Capace parlamentare (La China raccolse due volumi di suoi discorsi alla Camera), nel 1879 fu designato sindaco dal Governo. La sua sindacatura costituì una notevolissima svolta nella vita amministrativa di Vittoria. Nella sua attività Cancellieri portò entusiasmo, capacità, nuove idee, dotando la città di nuove opere pubbliche, di una diversa visione organizzativa degli uffici e servizi, risanando quartieri degradati, aprendo e restaurando scuole. Il suo lascito maggiore fu però il Piano Regolatore Generale della città, approvato con regio decreto nell’agosto 1881 e nelle sue linee essenziali durato fino al dopoguerra. Rieletto deputato nel 1880, dovette dimettersi da sindaco nel 1882 per sopravvenuta incompatibilità con la carica di deputato e fu poi sconfitto nelle Politiche del 1883, fatte con suffragio allargato. Sottoposto a violenti attacchi politici ad opera del partito Jacono, tradito da numerosi suoi ex seguaci, riuscì grazie ad un accordo con Crispi a farsi nominare Senatore del Regno nel 1890. Dallo scranno senatoriale poté così occuparsi delle misure per la rinascita dei vigneti distrutti dalla fillossera dal 1886 in poi e completare la linea ferrata Siracusa-Licata, per la quale tanto si era impegnato sin dal 1861. Morì di polmonite l’11 gennaio 1896 (su Cancellieri, cfr. il mio lavoro intitolato Rosario Cancellieri. Un Vittoriese tra mito e storia, 2 voll., edito dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso “R. Cancellieri” nel 2020.
6] I Pozzi furono la scusa per l’ennesimo attacco a Cancellieri. In verità il Pozzo Grande (risalente al 1620, cfr. Raniolo 1990) sorgeva nel mezzo di una piazzetta su cui si affacciava la casa. Cancellieri nel 1878, per eliminare il degrado del luogo, chiese in concessione l’area, della superficie di mq 64, impegnandosi a lasciare libera la superficie di mq 9, con al centro il pozzo, garantendone l’uso pubblico. Dapprima il Consiglio Comunale, per riconoscenza, gliela concedette gratuitamente, ma Cancellieri rifiutò e fu così stabilito un canone annuo. Successivamente, Cancellieri ampliò il palazzo, costruendo una casetta coperta da terrazzo lungo la via Ruggero Settimo. Il regio commissario Arpa nel 1885 annullò tutte le deliberazioni. Cancellieri si rivolse al Ministero dei Lavori Pubblici e l’ebbe vinta. Successivamente, il profilo dell’isolato fu reso regolare inglobando nel palazzo il pozzo, con la creazione di due ampie nicchie con vasche in pietra e rubinetti a maschera di leone, come quelli dell’Acqua Nuova, cosa che farebbe attribuire l’opera ad Eugenio Andruzzi.
7] Altri begli esempi di facciate decorate sono: casa al n. 124; il Palazzo Alia-Areddia all’ang. con la via Ruggero Settimo, al n. 132; Palazzo Alia-Pierro al n. 146; palazzo Di Blasi ai nn. 187-195; casa al n. 196; casa al n. 202; casa al n. 236; casa Traina al n. 245 (1930); palazzo Mazza, oggi Nicosia e Bruno-Cannizzo, al n. 251; casa al n. 257; casa Spagna al n. 280; casa al n. 283; casa al n. 344; casa al n. 353 (analoga per motivi decorativi a quella di via La Marmora al n. 272); casa in via Cavour ang. Roma (casa Lo Monaco); al n. 393 casa Carfì-Gambina.
8] Invece secondo Giuseppe Gambina il “Giardino d’estate” sarebbe stato aperto nel 1945 dal nonno “cav. Giuseppe Gambina, insieme a Peppe Traina e ad un tale Cardelli” (“La Sicilia” dell’11 novembre 2013).