La donazione Garì.
Scrive il barone Salvatore Paternò: «Tra i benefattori del nostro Comune non deesi mettere in dimenticanza il Segreto Cristofolo Garì oriundo di Palermo, che nel 20 ottobre del 1721 concesse la facoltà ai PP. Cappuccini di cavare un acquedotto nelle sue terre chiamate la Vignazza in contrada dei Comuni, onde incanalare l’acqua d’una sorgente collo scopo di ergere un fonte per uso del popolo, e l’esubero avvalersene il convento per la selva colla facoltà nel caso di essere esorbitante l’acqua poterla locare per l’orto della chiesa di S. Biagio dovendosi col fitto comprar cera per la chiesa dei Cappuccini». La China a pag. 43 dei suoi Dialoghi scrive di Garì con le stesse parole di Paternò, poi aggiunge:
«L’acquedotto venne realmente cavato, ed il popolo sin’oggi gode di acqua abbondante, mercé l’azione generosa di quel benefattore Garì». In seguito, in epoca a lui vicina «in esso acquedotto si eseguirono lavori di escavazione per approfondirlo fino alla via dei Mille, e nel punto da noi chiamato l’acqua nuova vi si eresse una spaziosa fonte»1. Una recente acquisizione documentaria proveniente dall’Archivio Storico di Comiso ci informa invece che la sorgente originaria (nei pressi dell’attuale “cianu ‘a sienia”) nel 1781 era già seccata e che i frati ne scavarono a loro spese un’altra a poca distanza: è questa fu denominata Acqua Nova. Come si è già detto, l’abbeveratoio così doppiamente rifornito è oggi la cosddietta Fontana dei Leoni (progettista l’ing. Eugenio Andruzzi), mentre la terra concessa dall’Università è oggi la Villa Comunale (per le vicende del convento, cfr. il mio La chiesa ed il convento dei Cappuccini a Vittoria).
NOTE
1] La China lamenta che sia stata chiamata “Garibaldi” e non invece “Garì”…