giovedì, Novembre 21Città di Vittoria
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a) Testimonianze del Culto

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Le testimonianze letterarie del culto.

Non è stato possibile rinvenire fino ad oggi notizie sul culto della Madonna di Cammarana anteriori al 1558, anno in cui Tommaso Fazello pubblicò la sua Storia di Sicilia. La testimonianza del domenicano di Sciacca è fondamentale: «Alla punta di questa città in rovina c’è una chiesa oggi dedicata a S. Maria; lì si celebra una festa solenne alle idi di agosto con grande affluenza di gente». Lo storico è testimone di una festa il 13 agosto (le idi infatti cadevano quel giorno) e da questa constatazione ricaviamo che già allora si trattava della festa della Madonna di Mezz’Agosto, festa comune a molte città dell’Isola. Si doveva trattare di una antica tradizione religiosa, se è vero che in aperta campagna, in una zona ai margini  di una palude malarica, orlata di una distesa di dune desertiche accumulate dai venti nei secoli, però ricca di vigneti e uliveti, giardini e canneti, si concentrava una gran folla. Di più Fazello non dice. La notizia è ripresa da altri scrittori dopo di lui. Nella sua Descrizione della Sicilia, Antonio Filoteo degli Omodei si serve abbondantemente del Fazello, a volte riportandone i passi parola per parola. Della chiesa di Cammarana scrive:

«…nel più alto luogo…vi è una chiesa di S. Maria, dove nel mese di agosto si fa una buona fiera e gran mercato». Rispetto a Fazello, ammesso che lo abbia copiato, aggiunge il particolare della fiera e del mercato, che integra e amplia la notizia tramandataci. C’è però da precisare che l’opera dell’Omodei vide la luce solo nel 1877 (ad opera di G. Di Marzo, che la pubblicò nel volume XXV della sua Biblioteca), e pertanto assai tardi fornì conoscenze sui nostri luoghi agli studiosi. La stessa cosa vale per Camillo Camiliani, l’ingegnere fiorentino che, avuto l’incarico di rilevare le coste e lo stato delle fortificazioni siciliane, visitò Camarina intorno al 1583. «Sopra il colmo del sito…-scrive- si vede una chiesetta antica dedicata alla Vergine Maria, la quale è di grandissima devozione, sicché ogni anno nella sua festa ci concorre innumerabil popolo sì del regno come di fuori». Traccia di questa fama crescente è contenuta nell’opera del gesuita Ottavio Caetani (1566-1620), Vitae Sanctorum Siculorum, il cui tomo II, edito postumo nel 1657, è una rassegna sulle origini delle chiese di Sicilia più antiche e più illustri «dedicate alla SS.ma Madre di Dio». Scrive l’autore che se si dovesse fare un censimento delle chiese più celebri dedicate alla Vergine, non ci sarebbe luogo che non ne indicasse una, perché «…molte città sono in rovina, e nessuno ormai si cura più di esse, ma lì ancora le chiese della Vergine si conservano ancora per il culto grazie ai tetti in buono stato: come ad esempio sulla punta della città in rovina di Camarina c’è una chiesa della Beata Vergine, la cui festa è celebrata alle idi di agosto con grande affluenza dalla gente dei dintorni»[1]. Fazello, oltre che di Caetani, fu anche la fonte dell’abate catanese Vito Amico, il quale riprende i dati su Camarina  nella sua opera intitolata Lexikon Topographicum Siculum (nell’edizione del 1757) e così scrive: «Sul vertice della giacente città evvi una Chiesa dedicata alla Vergine, dove celebrasi la festa ai 13 di agosto con fiere e gran frequenza di popolo…».

Oltre che nella grande letteratura erudita, la chiesa di Cammarana, dopo la fondazione di Vittoria acquisì importanza anche a livello locale, al punto da essere presente anche nei documenti ufficiali.

La chiesa, pur essendo in territorio di Ragusa, era infatti sotto la giurisdizione della parrocchia di Vittoria. In essa risultano alcuni defunti, a cominciare dal 1683, in gran parte forestieri (di Pantelleria, di Malta) annegati o morti per altre cause nello scaro di Scoglitti (abbiamo traccia delle sepolture fino al 1706; dal 1736 i defunti furono invece sepolti a San Francesco nel feudo dell’Anguilla, cioè nella chiesa di San Francesco di Paola a Scoglitti (da Palmeri apprendiamo che almeno dal 1784 esisteva un oratorio della Madonna di Portosalvo)[2].

 

NOTE

1]«Sed quis modus, si accuratius recensere velimus templa aut omnia, aut celebriora, quae cultum Virginis Deiparae in Sicilia promoverunt, quae anim in Sicilia urbs, oppidum, pagusve? immo quis ager, qui montes, quae valles, nemora, lacus, flumina, in quibus non reperias, aut sacras Deiparae aedes, aut positas saltem imagines, cultus, & patrocinij testes? iacent quidem pleraeque urbes, nec de iis quisquam iam diu curat; at Deiparae templa ibi adhuc sarta tecta servantur ad cultum: ad verticem iacentis Camarinae, aedes est Beatae Virginis, Idibus Augusti, magno adiacentium populorum concursu celebrata…»

2]Dall’esame dei registri parrocchiali dei defunti da me fatto, queste le risultanze: il 28 ottobre 1683 Nicolao Merdiano di Trapani, morto allo Scaro di Scoglitti fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Cammarana. E’ il primo defunto ad avere quest’onore (mentre nel 1662, un deceduto per risipola al Rifriscolaro era stato portato a Vittoria e sepolto alla Matrice). Nel marzo dell’anno seguente fu la volta di un maltese non meglio identificato. Il terzo fu Francesco Ferreri, di Pantelleria, nel settembre 1686. Ignoriamo quali fossero i criteri per la sepoltura a Cammarana o a Vittoria. Nel 1704 il giovanissimo Giuseppe Callea di Malta, morto a Scoglitti, fu sepolto a Vittoria alla Matrice, mentre Antonia Ponte, “donna libera” annegata il 15 agosto 1706 in mare, fu sepolta a Santa Maria di Cammarana, così come tale Barbaro, maltese, nel novembre 1708; invece padron Tommaso Magro e Michelangelo Lazzaro, maltesi, morti entrambi nello scaro a distanza di un mese, nel 1721 furono sepolti alla Matrice. Parecchi sono quindi i defunti sepolti nella chiesa di Cammarana tra il 1683 e il 1708, cui si aggiungono numerose altre sepolture di annegati nel corso del Settecento (penso che di queste sepolture qualche traccia dovrebbe essersi trovata nei vari scavi attorno al tempio di Atena).   

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