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b) Fontana del Garì

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L’Acqua Nuova o Fontana di Garì o dei Leoni.

Adiacente alla Villa, in fondo a via dei Mille sorge una fontana monumentale detta di Garibaldi (ma già La China lamentava che avrebbe dovuto chiamarsi di Garì) o dei Leoni. La fontana o meglio biviratura fu realizzata dai Cappuccini dopo che nel 1721 don Cristoforo Garì donò l’acqua delle sue terre dette la Vignazza1), per irrigare la selva realizzata sulla terra concessa dall’Università staccandola dalle terre Comuni. Così scrive La China:

«L’acquedotto venne realmente cavato, ed il popolo sin’oggi gode di acqua abbondante, mercé l’azione generosa di quel benefattore Garì. Dietro quella concessione d’acqua, la Comune ha speso a quando a quando delle ingenti somme per la manutenzione di quell’acquedotto, ed ultimamente sostenne una forte spesa, tanto, che la misura finale dei lavori, ivi compiutisi, ammontò alla cifra netta di £. 27838. Si aggiunga, che per l’acqua abbondante che scaturisce dalla sorgente Garì, il Comune rese bello il quartiere di San Biagio, in cui erogò la cifra di £. 41540, compresa la spesa della fonte e dell’abbeveratoio, ove si fece arrivare l’acqua, mercé una conduttura a tubulatura forzata. In esso acquedotto si eseguirono lavori di escavazione per approfondirlo fino alla via dei Mille, e nel punto da noi chiamato l’acqua nuova vi si eresse una spaziosa fonte».

L’abbeveratoio al servizio della comunità vittoriese, in seguito denominato Acqua Nuova, fu realizzato in cambio di alcune agevolazioni fiscali (vedi oltre). Da una recentissima acquisizione documentaria (che La China ignorava), nel 1781 la sorgente seccò ed i frati a spese loro ne scavarono una nuova, vicino alla precedente, da cui il nome “Acqua Nuova” con cui è conosciuta e che pertanto non è quella di Garì. I lavori per l’abbellimento della fontana iniziarono nel luglio 1878, a cura di Orazio Busacca, delegato speciale del sindaco Giovanni Leni (1876-1878), ma furono poi completati dall’ing. Eugenio Andruzzi su incarico del sindaco Rosario Cancellieri (1879-1882). A tale proposito scrive La China: «L’acquedotto venne realmente cavato, ed il popolo sin’oggi gode di acqua abbondante, mercé l’azione generosa di quel benefattore Garì. Dietro quella concessione d’acqua, la Comune ha speso a quando a quando delle ingenti somme per la manutenzione di quell’acquedotto, ed ultimamente sostenne una forte spesa, tanto, che la misura finale dei lavori, ivi compiutisi, ammontò alla cifra netta di £. 27838. Si aggiunga, che per l’acqua abbondante che scaturisce dalla sorgente Garì, il Comune rese bello il quartiere di San Biagio, in cui erogò la cifra di £. 41540, compresa la spesa della fonte e dell’abbeveratoio, ove si fece arrivare l’acqua, mercé una conduttura a tubulatura forzata. In esso acquedotto si eseguirono lavori di escavazione per approfondirlo fino alla via dei Mille, e nel punto da noi chiamato l’acqua nuova vi si eresse una spaziosa fonte».

 

NOTE

1] Alle quali si andava lungo la trazzera detta ancora nel 1885 di Garì e da quell’anno chiamata via Carlo Pisacane (cosa che ci induce a pensare che le sue terre fossero poste tra le attuali vie Brescia già Testa dell’Acqua, Roma e Cacciatori delle Alpi e dalla via Alessandria fino alla via Magenta, inglobando anche l’attuale Piazza Senia, con la trazzera detta di San Giuseppe lo Sperso.

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