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b) Scoglitti nei documenti

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Scoglitti nei documenti storici. Enfiteuti e patron di barche. La costruzione della torre nel 1676.

Ritornando alla storia del territorio, ricordo che il processo di concessione in enfiteusi, cominciato nel 1550, arrivò a lambire la costa solo a fine secolo, quando nel 1596 il genovese Nicolò Vassallo comprò 100 salme di terra site in «Boscopiano, fego di Ancilla [confinanti] con salina di Camerana e fego vocato della Berdia» per onze 148 e una salma di frumento l’anno come canone[1]; altre terre furono concesse nel 1597 a Giombattista La Restia, mentre a Rinazzi nella praia di Scoglitti nel 1612 Antonino La Restia (figlio di Paolo) comprò 40 salme di terra[2]. Nel 1623, ad Anguilla (Ancilla) è insediato Paolo La Restia, governatore della Contea dal 1604. Con la fondazione di Vittoria, nacque la necessità di avere un altro punto di riferimento sulla costa, poco lontano dal promontorio di Cammarana, che dal 1604 a causa di una transazione tra Chiaramonte e Ragusa apparteneva ormai a Ragusa. Dello «scaro delli Scoglitti» si parla ufficialmente nel 1639, in occasione dell’assegnazione del territorio a Vittoria. Nel documento leggiamo che il territorio di Vittoria comincia da un lato «dalla carrubba di Niscima calando dalle fontane di S. Silvestro infrontando col territorio del Comiso per lo passo della Buffa tirando per il fiume di Cammerana infin sotto la sua torre ed infin a mare, e dall’altra parte dalla carrubba di Niscima, tirando per il violo del Comiso, che confina coll’Isola chiamata delli Stefani, e col Territorio del Biscari, e tira alla Cava dell’Albanello, confinando con li feghi di Durillo, ed es.nti alli Macciuna [Maccuna], che par che siano esclusi, e va sino a mare inchiudendo a Bosco Ritondo e lo Scaro delli Scoglitti, eccettuandosi li territori franchi, ed anco li musti, vini, ed aceti, che si producono in detti Territorii, li quali non hanno da pagare, e nel resto si ha da osservare conforme alli capitoli di detta gabella, che sono per tutto detto Stato, onde in fede di ciò si è fatta la presente nota, la quali si ha registrato nel presente libro oggi li 20 marzo 1642».

Ma nuovi documenti oggi ci consentono di anticipare di qualche decennio l’uso di Scoglitti come punto importante d’approdo per la marineria dell’Isola e soprattutto per quella maltese, trapanese e marsalese. Dobbiamo però immaginare un traffico di barche più o meno grosse che facevano il cabotaggio oppure si avventuravano in alto mare verso Malta. La presenza di padroni di barche è documentata a Vittoria nei registri dei battesimi, dei matrimoni e dei morti, rivelatisi anche in questo caso preziosissimi e tali da aprire illuminanti squarci di scambi commerciali e di vita sociale. Un tale patron Fonti Dorriso (probabilmente Torrisi, o Riso) fa da padrino nell’ottobre 1625 in un battesimo a Vittoria. E’ il primo caso registrato, che ci aiuta a datare indirettamente la frequenza di barche a Scoglitti e quindi il suo funzionamento come “scaro” al servizio di Vittoria. Torrisi o Riso era probabilmente mazarese o trapanese o marsalese.

Dal 1623 in poi cominciano ad esser presenti a Vittoria anche parecchi maltesi. Maltese è infatti tale patron Rocco, presente a Vittoria nel marzo 1633, mentre un tale dr. Angelo Pisana è il secondo maltese registrato nello stesso 1633[3]. Come si è detto, il fiume di Cammarana fin sotto la sua torre (segnalata da Rocco Pirri come uniche vestigia di Camarina) e fino a mare è indicato come confine a est del territorio assegnato a Vittoria nel 1639, compreso lo Scaro delli Scoglitti (al fine di delimitare l’area entro cui esigere la gabella della dogana). Presumibilmente già a quell’epoca da Scoglitti partivano verso varie destinazioni vini, mosti e aceti (che erano esenti dalla dogana)[4].

Inutilizzabile la torre di Cammarana, al tempo della rivolta di Messina (1674-1678) e precisamente nel 1676, fu costruita una nuova torre di guardia a Scoglitti ed esattamente dove ora si apre la piazzetta alla fine dell’attuale via Messina, che oggi ospita la bella statua di Sebastiano Messina. Per raggiungere da Vittoria lo scalo fu creata o ricreata la viabilità, con la «via che porta allo scaro di Scoglitti» (atti notarili degli anni ’70 del Seicento).

 

NOTE

1] Grana Scolari Raffaele, Procedimento graduale…1935. Il terraggio riportato di una salma di frumento è senza dubbio errato in ragione del fatto che con una salma di frumento si pagavano solo 4 salme di terra…

2]Altre partite di terra furono concesse a Burgaleci (nel 1569 Blasi Brancato di Comiso vi ricevette una salma di terra; nel 1571 tre salme; nel 1580 nove salme, di cui 5 a confine con altre sue terre e via pubblica per Terranova; 4 salme…a confine con Antonio Jacanetto[2], con via che andava alla Niscescia e terre della Corte) e alla Berdia (nel 1569 Pietro Propenso vi riceve 9 salme, a confine con terre di Corte da ogni parte; nel 1574 «altre 40 salme confinanti con terre vecchie di esso da una parte e dall’altra, con la trazzera che deve restare in mezzo alle terre, va verso il piano della Scaletta e le terre di Serra dello Mangano»: quindi possiamo annotare che già nel 1569 era già stata censita la contrada Serra dello Mangano.

3]Altri cognomi maltesi registrati a Vittoria sono: Barberi (1634), Spiteri, Zarba, D’Andrea, Cirica, Mandarà (1638), Greco (1647), Crufà, Di Lucia, Narasa (1648), Betina (1651), Sacco (1663), Barone (1693). Pure maltesi sono i cognomi Delfo e Scala.  

4] Questo commercio spiega la presenza a Vittoria di numerosi patron di barche: Giuseppe la Barduesa, trapanese (1636), Giulio Vergadauro (1643), Matteo la Gaiba, maltese (1666), Silvestro Ubaldo (1671), patron Antonino di Malta (1680), Bernardo Di Stefano, trapanese (1687)

 

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