La costruzione del Comunello di Scoglitti. Il porto, le opere di bonifica.
Il porto fu uno dei primi interessi delle nuove amministrazioni vittoriesi dopo il 1860. La costruzione di un nuovo molo, unita alla realizzazione della ferrovia avrebbe fatto volare l’economia della parte occidentale della provincia di Siracusa. Ma per l’ulteriore crescita di un agglomerato urbano occorrevano alcune profonde ed impegnative opere di bonifica. Addirittura la situazione delle paludi era stata aggravata dalle coltivazioni del riso nella contrada Salina (cosa che nel 1867 si tentò di vietare). Il primo pericolo da eliminare fu il lago Salso o Stagno Salito. La decisione di prosciugarlo fu assunta dal Consiglio Comunale nel 1863, ma l’operazione fu avviata con certezza solo durante le amministrazioni Cancellieri (1880) e Jacono (1884), fino alla soluzione definitiva del 1903, quando i lavori furono ultimati, con la realizzazione di una condotta. Contemporaneamente, dal 1890 in poi, si operò per prosciugare la grande palude di Cammarana, i cui lavori furono fatti dal Genio Civile e finirono nel 1907: solo allora la zona poté dirsi “bonificata”: a costo però di mutare un grandioso paesaggio millenario. Nel novembre 1869 si mise mano alla costruzione del faro, senza che però nulla si fosse fatto per il nuovo molo. Fu Nino Bixio, che come uomo di commercio vedeva di buon occhio un moderno approdo a Scoglitti a porre la questione al Senato, nel 1871, ma senza che nulla si smuovesse. Dell’impegno di Bixio così scrive Paternò nel 1877:
«Questo Scalo, che Vittoria guarda come la pupilla de’ suoi occhi, e che nel continente è abbastanza noto per la produzione del vino, olio, carrubbe ed altre derrate sarà un giorno migliorato con un molo atteso il grande sviluppo economico della popolazione, che conta ventimila abitanti, e ch’è in cammino del doppio per le raddoppiate sue produzioni. Vi sono cittadini che hanno presso loro lavori artistici col progetto architettonico del molo, la spesa è grave ma non è superiore alle nostre forze mediante il consorzio dei comuni vicini. L’importanza dello Scalo degli Scoglitti risuonò nell’augusto recinto del Senato del Regno nella tornata del 31 marzo 1871 allorquando l’illustre patriotta Senatore Bixio continuava nell’interpellanza fatta ai Ministro degli esteri, della marina, di agricoltura e commercio per gli interessi internazionali. Nella rassegna analitica del commercio marittimo non isfuggì all’occhio vigile di quell’uomo eminente Vittoria col suo Scalo degli Scoglitti, che disse essere uno dei primi produttori viniferi della nostra isola, e se nel suo elaborato discorso ci diede degli appunti sul modo di come si fa questo commercio in Vittoria, noi gli dobbiamo sempre restar grati per una censura fatta nel fine di renderci migliori come dava lezioni a diverse ragguardevoli città senza eccettuare Genova, ch’è emula di Marsiglia. Cade in fine in acconcio rammentare che l’Abbate Francesco Ferrara nella guida dei viaggiatori in Sicilia nell’enunciare le nostre derrate indica il vino, olio, carrubbe, cotone, riso ed altro che noi produciamo, e che esportasi dall’importante Scalo degli Scoglitti».
Nonostante il grande volume di scambi commerciali, a stento lo stesso on. Rosario Cancellieri (sindaco dal 1879 al 1882) riuscì a far dichiarare Scoglitti porto di 4ª classe e ad ottenere la costruzione di una boa d’ormeggio nel 1880).
Nel frattempo, a cominciare dal 1877 l’approdo a Scoglitti fu inserito nelle linee dei vapori postali della ditta Ignazio e Vincenzo Florio e quando le Società Florio e Rubattino si fusero nel 1881 e divennero Navigazione Generale Italiana, crearono un’agenzia a Scoglitti (1890), a dimostrazione dell’importanza attribuita alla rada di Scoglitti (così chiamata dal 1884).
La mole del traffico commerciale crebbe in maniera esponenziale, con l’enorme diffusione del vigneto, che dal 1840 al 1875 arrivò a coprire quasi i due terzi del territorio di Vittoria. La China parla con stupore di ben 1500 carri al giorno, nel 1885, che da Vittoria portano a Scoglitti il vino da imbarcare. Le vicende della costruzione del porto si prolungarono per decenni, senza alcun risultato[1]. Testimone della grande vitalità del porto di Scoglitti è Gustavo Chiesi (1855-1909), giornalista, scrittore e uomo politico, che così scrive nel 1892:
«La fermata del nostro ‘Vespucci’ a Scoglitti ha due vantaggi, di mostrarci uno dei porti più viniferi della più vinicola provincia d’Italia, e di richiamarci alla memoria la gloria, da troppo tempo passata, di Camarina, insieme al ricordo d’uno dei maggiori disastri navali che durante la guerra punica nei mari di Sicilia, siano toccati alle numerose flotte romane. Scoglitti, grossa borgata a mare, è porto frequentatissimo da velieri e vapori, essendo punto d’imbarco di gran parte di quel vino che appunto ha nome di Scoglitti o Scoglietti, assai noto e ricercato in commercio e del quale nel porto di Genova c’è gran ricerca, tanto pel consumo delle classi meno abbienti -essendo vino ad un tempo di gran forza e di gran colorito, a prezzo relativamente mite – quanto per la miscela ed i tagli, a cui pei negozianti di vino all’ingrosso questo vino, ricco com’è di alcool, di sostanza colorante e di sapore, si presta. Intesi a questo commercio, ch’è certamente il più ricco della provincia siracusana, stanno nel porto di Scoglitti- porto sicuro e ben riparato dallo sprone meridionale dell’Isola, la punta cioè di Pachino o Capo Passero- sempre molti velieri siciliani, liguri e napoletani, i capitani dei quali ne sono anche gli armatori, trafficanti per loro conto in vino. I vapori non vengono che per il carico delle grosse partite acquistate sul mercato dai maggiori negozianti ed incettatori»[2].
Ma pur continuando ad essere inserito come punto di approdo dalle società di navigazione che si susseguivano negli anni (in ultimo per i piroscafi della Società Ligure nel 1936), lo scalo rimase privo di moli. Solo a cominciare dal 1954 si poté parlare di porto, con la realizzazione di due moli, ultimati nei primi anni ’60. Poi negli anni ’80 del Novecento cominciò una radicale trasformazione della struttura, modificandone l’orientamento dell’imboccatura da ovest a sud, per evitare l’insabbiamento, come è possibile vedere oggi.
NOTE
1]Nel 1915 addirittura Giuseppe Cancellieri, nipote del Senatore, offrì al Consiglio Comunale l’antico progetto fatto fare da Cancellieri per Scoglitti e mai realizzato.
2]Gustavo Chiesi, La Sicilia illustrata, Cavallotto Editore 1892