giovedì, Novembre 21Città di Vittoria
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e) Madonna della Salute

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Il santuario della Madonna della Salute.

Lungo la strada antica per Biscari, superato il Piano delli Guastelli, in contrada Gisara, sorge il santuario detto della Madonna della Salute. Secondo la leggenda, l’oratorio della Madonna della Salute sarebbe stato costruito in seguito al ritrovamento di un quadro che raffigurava la «Madre di Dio della Salute». L’origine della devozione va comunque datata alla seconda metà del XVIII secolo. Le più antiche notizie sull’attuale Santuario le apprendiamo infatti da un atto dell’8 marzo 1768 rogato dal notaio Giombattista Puglia di Vittoria, con cui don Giovanni Simone Antonacci Tomaselli di Palermo ed abitante a Vittoria, fondava diverse cappellanie e in particolare la maggiore di quattro messe solenni da celebrarsi una per la festa della Trinità, una per l’Assunta, una per tutti i Santi e una per la festa di San Simone con la rendita di tarì 7 e grana 14 da prelevarsi sopra i frutti di due vignali circondati di muri a secco dell’estensione di due tumoli, con alberi d’olivo, mandorli e fichidindia posti davanti alle case e all’oratorio di Maria Santissima della Salute esistente in contrada Gesara (o Gisara); il fondatore si riservava il jus patronatus, che dopo la sua morte doveva essere esercitato dalla sorella suor Agata e dalla nipote suor Francesca Antonacci e ordinava poi che tali terre dovessero essere date in gabella o enfiteusi.

Da un altro passo di detto atto apprendiamo che l’Antonacci si riservava anche il diritto di trasferire nei mesi di agosto, settembre e ottobre la celebrazione di messe nelle domeniche e nei giorni festivi con l’elemosina di tarì 3 per messa nell’«Oratorio sive Ecclesia in onore…Mariae Salutis infirmorum in eius tenuta vocata di Gesara cum solita licentia et permissionibus».

Probabilmente, l’oratorio nacque dopo il 4 ottobre 1742, quando don Giovanni Simone donò al nipote don Nicolò Antonacci alcuni beni in contrada Gisara, fra cui anche «unum vinialoctum terrarum circumdatarum parietis ut dicitur a sicco cum omnibus in eo existentibus et melius apparentibus necnon unum tenimentum domorum collateralium dicti vinialocti consistente[1] in octo corporibus, id est duo desuper et sex suptus videlicet: un damuso, palmento, cocina, casa di mandra con sua mandra, stalla con sua pagliarola, palumbaro, gallinaro, ac gisterna, e due camere di sopra, cum alijs commoditatibus, ut dicitur di frabica et alijs in eo existentibus, et melius apparentibus, omnes noviter in hoc anno presente 1742 edificate per dictum donantem extra dicti torcularis collateralis dictum tenimentum domorum…».

Evidentemente per pietà di don Simone o del nipote Nicolò negli anni seguenti uno degli ambienti della masseria era stato adibito a cappella o oratorio. Don Simone morì poi il 18 ottobre 1780 e la tenuta di Gisara su cui sorgeva il piccolo oratorio passò in proprietà del barone don Franco Scrofani (1725-1797), che possedeva le tenute contigue di Serra e Fortura. Gisara pervenne nel 1858 al pronipote Francesco Salesio Scrofani (1807-1875), primo sindaco di Vittoria dopo l’unificazione del Regno dal 1861 al 1868. Essendo molto pio come altri della sua famiglia[2], ogni domenica il barone faceva celebrare una messa nell’oratorio. Pian piano la devozione per la Madonna andò aumentando, tanto che la contrada perse il nome di Gisara e prese quello di «Matri Ddiu a saluti», con il quale oggi è conosciuta.

Alla morte del barone F.S. Scrofani, la proprietà passò alla figlia Carmelina (1851-1888), vedova di Mario Pancari[3], che sposò in seconde nozze il cugino Raffaele Mele Impellizzeri (1852-1915), che a proprie spese fece costruire una villa, abbattendo la costruzione più antica, la cui esistenza è comprovata dall’inventario fatto nel 1881 dei beni del defunto barone Scrofani. L’appalto per la nuova costruzione data al 1° marzo 1886 e da esso apprendiamo che la villa fu costruita dai mastri Giuseppe Bucchieri e da Giorgio e Francesco Muccio di Ragusa, su progetto dell’architetto Angelo Zirone da Siracusa. Interrotta dalla morte di Carmelina Scrofani nel 1888, la decorazione della villa fu completata molti anni dopo, in stile Liberty. Fino alla seconda guerra mondiale il complesso degli edifici (villa, magazzini e cappella) si mantenne in buone condizioni, dominando il paesaggio con il rosso cupo del colore dell’intonaco dei muri esterni. In occasione delle grazie ricevute, si organizzavano delle giornate di preghiera, con delle orfanelle dette verginelle, cui veniva offerto il pasto. Abbandonata per la morte in guerra dell’ultimo proprietario, Pasqualino Mele, la villa cominciò un lento declino.

Dalla testimonianza di alcuni fedeli, queste erano le condizioni della struttura alla metà degli anni Settanta: la cappelletta era in cattive condizioni ma ne erano ancora visibili le strutture; la piccola volta era a crociera ed era tutta affumicata a causa dei ceri che vi venivano accesi in quantità, tanto che una volta avevano provocato un incendio che distrusse il quadro antico[4], sostituito con una stampa portata da Venezia dal comandante Mele. Il quadro era sistemato in una nicchia centrale affiancata da altre due nicchie, sopra un altare (ricoperto da una tovaglia) cui si accedeva con tre gradini. Nella cappella vi erano alcune sedie, due quadri di santi, un certo numero di vasi e vasetti offerti come ex voto alla Madonna dai fedeli[5]. All’ingresso della cappella era stato apposto un cancelletto per impedire che i fedeli coi lumini provocassero continui incendi della tovaglia dell’altare, ma i fedeli facevano passare i lumini attraverso le sbarre. In ogni caso la cappella era chiusa e per potervi pregare occorreva farsi dare la chiave dalla proprietaria, signora Maria Mele Lombardo. Pervenuta ai figli, costoro, esaudendo il desiderio della madre, nel 1977 donarono la cappella, parte degli edifici ed un appezzamento di terreno adiacente, alla Chiesa, con la clausola di apporre una lapide in memoria della madre. Negli anni seguenti fu fatto edificare al posto dell’antico oratorio un nuovo edificio senza però mantenere alcuna testimonianza delle vecchie strutture. Man mano, il Vescovado di Ragusa è riuscito ad acquistare l’intera villa e tutti gli edifici, ed oggi al posto di un grande magazzino abbattuto sorge un grande edificio, con una nuova cappella dove si perpetua il culto della Madonna (notizie avute da Salvatore Palmeri di Villalba).  

 

 

NOTE

1] La forma esatta dovrebbe essere “consistens…”
2]Il nonno Francesco Salesio (1760-1846) a sue spese faceva celebrare il Venerdì Santo la festa di Maria SS.ma dei Dolori nella chiesa della Trinità; un suo prozio Giuseppe Antonio (1770-1846) aveva fondato una pia istituzione a favore dei poveri, poi estesa dallo stesso Francesco Salesio a favore di fanciulle povere.
3] Sull’assassinio di Mario Pancari (1842-1871) e sul processo ai mandanti vedi Paolo Monello, L’affare Pancari… 2002
4] Raffigurava la Madonna con Gesù Bambino in braccio.
5] La famiglia Mele aveva vietato le offerte in denaro.

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