giovedì, Novembre 21Città di Vittoria
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e) Palazzi di Via Bixio

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Altri palazzi lungo la via Bixio.

Di fronte al Municipio, in via Bixio 31-35 sorge il Palazzo Pancari (oggi Rizza), fatto costruire dal barone Filippo Pancari1 nel 1913, su progetto dell’arch. Carlo Sada2 (1849-1924), milanese ma operante a Catania (dove costruì il Bellini, inaugurato nel 1890). Per Pancari, Sada disegnò anche il progetto della villa alla Salina, rimasta però incompiuta nell’esterno (controllare).
Il palazzo, abbellito da una magnifica facciata in pietra, fu adibito dal 1936 sino ai primi anni ‘80 a caserma dei Carabinieri, ed oggi è sede di uffici comunali.
Nulla sappiamo del palazzo del barone Gaetano Leni, demolito per far posto ad un anonimo condominio.
Nel tratto della via Bixio tra la via dei Mille e la piazza, sorgono numerosi edifici con decorazioni Liberty. Essi sono:

  1. Palazzo Lucchese al n. 60 (oggi in parte sede della Camera del Lavoro), con decorazioni di Vito Melodia
  2. Ex casa Bresmes al n. 70, oggi Circolo Piccoli Proprietari Coltivatori Diretti, con decorazioni di Vito Melodia e Giovanni Morganti (Campo);
  3. Casa Mauceri al n. 97, oggi Gallenti, con decorazioni di Vito Melodia;
  4. Palazzo Giallongo – Dell’Agli al n. 162, con grande portone in legno scolpito sulla via Garibaldi, del 1902.

All’angolo tra la via Bixio e la Rosario Cancellieri, nel 1965, ventennale della fine della guerra, fu posta una lapide in onore della Resistenza.

Altri edifici notevoli lungo la via Bixio, ricordi del passato: nei pressi dei locali Memoria (ormai demoliti, al loro posto sorge casa Campo) c’era un’edicola della Madonna della Catena, purtroppo distrutta; mentre all’angolo con la via Ruggero Settimo il puparo Vincenzo Cesareo, conosciuto come Vicienzu Bumma, custodiva i suoi pupi3

Lungo la via Bixio notevoli sono i palazzi Japichino, Barone Tonghi (con salotti in stile Luigi XV) forse già Porcelli;  il palazzo Lena; un altro bell’esempio di casa in stile Liberty al n. 166;  il palazzo Molé;  il palazzo Scala etc.

 

NOTE

1] Figlio di Mario Pancari e di Carmelina Scrofani, figlia del sindaco Francesco Salesio Scrofani.

2] Nato a Milano da Carlo (1809-1873), anch’egli architetto, iniziò gli studi presso l’Accademia di Brera e in seguito si spostò a Roma presso l’Accademia di Santa Lucia, dove conseguì il titolo di architetto. L’esperienza determinante per la sua carriera fu data dal “Progetto per il completamento del teatro Nuovaluce” di Catania. La vera scuola per Sada fu il cantiere. Il suo maestro Andrea Scala riservava per sé la realizzazione dei progetti che redigeva, mentre affidava ai propri collaboratori i disegni esecutivi e la realizzazione delle proprie opere. Sada, anche da architetto affermato, continuò, invece, a spendere grandi energie nella direzione dei lavori, restringendo al minimo il margine di autonomia delle maestranze, alle quali forniva grandi quantità di particolari costruttivi e decorativi. Nell’arco della sua attività egli redasse ben sette progetti per edifici teatrali e progettò anche un teatro per la città di San Josè di Rio Prado, in Brasile, ma fu realizzato solo il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania: un complesso lavoro di interpretazione e sintesi per il completamento di un’opera già iniziata da Andrea Scala. Radicatosi intanto a Catania, l’architetto mieteva successi professionali in città e provincia, diventando in breve l’architetto alla moda: non c’era famiglia altolocata che non se ne servisse e anche la media borghesia ritenne qualificante poter sfoggiare un edificio di sua mano. Progettò i prospetti sia per il Palazzo del conte del Grado, in via Etnea, e del Palazzetto Nicotra, in via Umberto. Altrettanto ricchi e ridondanti di motivi decorativi erano i suoi progetti per gli arredamenti di alcune residenze. A Grammichele (CT) si trova un edificio nobiliare costruito da Sada, oltre all’attuale palazzo comunale. Progettò i prospetti della basilica collegiata di Maria SS. dell’Elemosina, della chiesa dell’Annunziata e della chiesa del SS. Rosario a Biancavilla (CT). Fu anche l’autore di diverse cappelle gentilizie nel cimitero monumentale di Catania: la cappella Sisto Alessi (1884), la cappella Spampinato (1900) e la cappella Tomaselli (1905).

3] Anche a Vittoria era diffusa la tradizione dell’opra ‘e pupi, nota anche nelle esagerazioni divenute proverbiali di don Misciu, capopuparo (cfr. Giovanni Iurato, Vittoria, diecimila giorni fa, Utopia Edizioni 1987.

 

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