Toponimi ottocenteschi e la dotazione di uffici e servizi dal 1871 in poi.
Da una mappa del 1880, si possono rilevare i seguenti toponimi, oggi scomparsi in gran parte:
- Punta di ponente (piena di scogli, dove oggi sorge il Faro, costruito nel 1869);
- Punta di levante (con una piccola insenatura, nel luogo dove in seguito fu costruito il molo di levante e numerosi scogli, chiamati Lavatoio di pecore, terminanti nella
- Punta di Rinella (la spiaggia oggi nei pressi del locale Il Gabbiano, in cui negli anni ’30 furono create delle cabine in legno per la balneazione), cui seguiva
- il “Mare di Rinella, delimitato a levante dagli scogli del ciaramiraro (oggi zona occupata dal bastione dove si svolgono i concerti in estate);
- Punta degli scogli di fuori;
- Grotta del Palummaro (oggi crollata, poco sotto le case La Grua-Zorzi).
Lo scalo, nella mappa, è chiaramente delimitato da una serie di magazzini che lo fiancheggiano ad arco da levante (di fronte al Faro) a ponente, fino all’edificio della dogana, davanti al quale è segnato un quadratino ad indicare il luogo dove dal 1676 fu costruita la torre di guardia, poi demolita. Nella mappa si scorge con chiarezza: - 7)la chiesetta di San Francesco;
- l’inizio della futura via Messina, fiancheggiata da due lunghi edifici per magazzini, uno dei quali è quello della dogana, il cui suolo è oggi occupato da case private.
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Il piccolo abitato di Scoglitti a poco a poco divenne un vero e proprio “comunello” (così lo chiama La China), cui fu dato nome Vittoria-Scoglitti (delibera del C.C. il 5 maggio 1878). Ma oltre al nome, man mano che Scoglitti crebbe (infatti ai magazzini in breve si aggiunsero numerose case di pescatori), fu necessario assicurare tutti i servizi essenziali.
Il primo fu il battistero all’interno della chiesa di San Francesco (1871), cui seguì l’istituzione della condotta medica (1874), quindi la scuola elementare (a cominciare dall’a.s. 1878-1879). Poi fu la volta dei Reali Carabinieri, con una caserma nei pressi della dogana (all’inizio dell’attuale via Messina, nel 1884), di un ufficio telegrafico (1885). Inoltre, per una popolazione che già nel 1885 raggiungeva gli 825 abitanti fu necessario garantire il servizio della farmacia (1886, ma con un’istituzione formale solo nel 1929) e la levatrice condotta (1890). Quindi la condotta idrica e un abbeveratoio. Né poteva mancare un piccolo cimitero, cui si cominciò a lavorare dal 1874 e che fu completato nel 1888, nato proprio nell’area della grande necropoli settentrionale di Camarina saccheggiata nei secoli. Nel 1899 fu creata la stazione della Guardia di Finanza. Sulla consistenza dell’abitato, La China è testimone prezioso. La China riferisce i nomi delle diciannove vie della borgata, in parte oggi mantenute: Trapani, Venezia, Marsala, Augusta, Genova, Terranova, Taranto, Bandiera, Cagliari, Napoli, Scrofani, Tumminello, Palermo, Siracusa, Messina, Spiaggia (probabilmente la riviera per Camarina), vicolo Cancellieri (di cui oggi rimane traccia all’angolo tra via Venezia e l’attuale via Plebiscito (ex Roma). A questo nucleo, man mano si aggiunsero altre vie, specie dopo il 1930, mantenendo in parte la scelta di città marinare (ad es.: Livorno, Amalfi, Ancona, Trieste, Siracusa, Catania), in parte la retorica risorgimentale o nazionalistica (es. piazza Cavour, piazza Indipendenza, Vittorio Veneto, Regina Elena, Principe di Piemonte) o nomi di combattenti della 1a Guerra Mondiale (es.: Ammiraglio Millo, Luigi Rizzo).
Per la luce elettrica però bisognò aspettare il 1931 (nell’edificio dell’attuale via Amalfi -allora Vittorio Veneto, all’angolo con via Pozzallo). Nel 1934 furono sistemate la via Messina e le riviere Gela e Camarina. Nel 1935 si pensò anche alla creazione di un mercato ittico (in locali in affitto) per la vendita del pescato e solo nel 1950 cominciò a funzionare una cabina telefonica.
Una precisa descrizione della Scoglitti negli anni ’30 la leggiamo in Il tesoro di Cammarana di Virgilio Lavore, con una descrizione che però non rende del tutto onore alla realtà della frazione, sin da allora residenza estiva di numerosi Vittoriesi benestanti. In verità a Scoglitti, sin dal 1910, erano apparse le prime industrie, di cui leggiamo nel lavoro di Arcangelo Mazza:
«Le fabbriche esistenti -scrive l’enotecnico nella sua tesi di laurea- sono: “L’Ipperia”, il cui scopo è quello di utilizzare la produzione dei pomodori, e la “Camerina” la quale, oltre a nutrire gli stessi intendimenti dell’Ipperia, cura, a Scoglitti, la preparazione di sardine sott’olio (imitazione Nantes), di sardine salate alla carne e sardine salate mezzo sale. Le scatole che le contengono sono di diversa grandezza e perciò di peso vario (tre, sei, dodici chilogrammi al massimo); le sarde salate alla carne e salate mezzo sale, sono poste anche in barili del peso di 55 kg. Se ne mandano a Genova, a Napoli, nell’isola o nelle Americhe.
Sia “L’Ipperia” che la “Camerina” curano la fabbricazione della salsa (materia prima concentrata al terzo), della conserva (salsa assoggettata ad una maggiore concentrazione) e dell’estratto (conserva resa ancora più densa in seguito ad ulteriori trattamenti). La materia prima viene fornita da Biscari, S. Croce Camerina, Comiso e una piccola parte dal territorio di Vittoria. I barattolini di salsa si esportano nelle Americhe (in maggior quantità nell’America del Nord), nell’isola, nel mezzogiorno continentale, a Genova, a Venezia, a Torino, a Udine e nell’Africa settentrionale».
La società “L’Ipperia” era stata istituita «con atto del 27 gennaio 1907 not. Carlo Molè» ed i suoi soci fondatori erano stati lo stesso avv. Vincenzo Scrofani, il fratello dr. Salvatore Scrofani, Ettore Leni, Tatà Jacono, Giombattista (Titì) Carfì Pavia, l’avv. Mario Petino e Gaetano De Pasquale che poi si era ritirato. In tempi diversi subentrarono i fratelli Saro e Giovanni D’Andrea. Nell’atto costitutivo l’amministrazione fu data all’avv. Vincenzo Scrofani e a Mario Petino e cassiere fu nominato il baronello Ettore Leni. Tale società avviò un’industria di conserve alimentari soprattutto di pomodoro ed esportava tale prodotto da Buenos Aires ad Istanbul oltre che naturalmente in tutta Italia, ma purtroppo tale industria fallì per vari motivi non ultimo quello di ammanchi operati a quanto mi è stato riferito, dal contabile Mario Petino» (Salvatore Palmeri di Villalba). Scomparse le industrie, rimasero però i magazzini dove si lavoravano sarde e acciughe sotto sale e sotto olio, mentre le terre alla periferia di Scoglitti, nella contrada Anguilla almeno dagli anni ’20 in poi si specializzarono nella coltura del pomodoro.