giovedì, Novembre 21Città di Vittoria
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i) Area Oltre Cappuccini

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Il Palazzetto dello Sport, il plesso “Lombardo Radice” e il Liceo Scientifico.

La zona sud della città oltre i Cappuccini è oggi ricca di moderne infrastrutture: un Palazzetto dello Sport, due scuole elementari, il Liceo Scientifico con annessa sezione Classica “Rosario Cancellieri-Stanislao Cannizzaro” e soprattutto l’Emaia, ubicata all’interno della grande area dell’ex Campo di Concentramento, dove esistono anche il Museo Italo-Ungherese, la nuova caserma dei Vigili del Fuoco, la sede della Protezione Civile e l’AVIS.
Cominciamo dal Palazzetto dello Sport, realizzato ai primi degli anni ’80, nell’area dove dal 1907 in poi si era tentato di costruire un moderno ospedale e dove a lungo era esistito l’ospizio di mendicità1. Il plesso “Lombardo Radice”, appartenente al II Circolo Didattico di Vittoria, fu costruito dal 1953 al 1956. Anteriore è invece la struttura staccata, già ex Cassa Mutua, variamente utilizzata nel tempo, residuo del tentativo di costruire un moderno ospedale portato avanti a cominciare dal 1907 e finito nel nulla.
All’angolo tra la via Garibaldi e la Giombattista Jacono (il sindaco che riprese la questione del teatro comunale nel 1870) c’è la depressione delle antiche cave dette di Mandarà, perché un tempo proprietà di don Orazio Mandarà (1662-1737), da cui tratta la pietra con cui fu realizzata la facciata della nuova chiesa di San Giovanni2. Da recenti ricerche del prof. Salvatore Bucchieri3, le cave sarebbero state usate dal Comune fino al 1834, quando in occasione della costruzione della strada per Scoglitti, il proprietario dell’epoca, il ragusano Schininà marchese di Sant’Elia, si oppose e fece causa al Comune per liberarsi da quella servitù.
Nell’area sorge la nuova caserma dei Carabinieri, costruita negli anni ’90.

 

NOTE

1] Sulle vicende dell’ospedale vedi Pacca.
2] «La pietra d’intaglio…fu estratta dalle terre di Mandarà dove la Comune à il dritto saxandi, e questa pietra di color rossigno ha una grana così fina, che s’avvicina di molto al liscio del marmo».
3] Salvatore Bucchieri, La strada del mare Vittoria-Scoglitti. Nell’articolo, pubblicato nell’ultimo numero del periodico “La Provincia di Ragusa” (2013), l’autore riferisce di avere scoperto l’origine della leggenda riportata da La China secondo la quale don Orazio Mandarà, proprietario delle cave e del cosiddetto “orto di don Orazio”, non avendo eredi, in punto di morte avrebbe lasciato al marchese Schininà il suo patrimonio per una semplice assonanza tra il cognome Mandarà con quello di Schininà. In verità, don Orazio Mandarà ebbe un figlio di nome Antonino, nato nel 1705 e morto nel 1789. Costui nel 1786, riconoscente per un finanziamento fattogli da don Giombattista Schininà, marchese di Sant’Elia, ragusano ma proprietario di terre in territorio di Vittoria (Gelati) e di Biscari, fece donazione dei suoi beni al marchese. Guastatisi in seguito i rapporti tra i due, Mandarà revocò la donazione e lasciò i suoi beni alla regina Maria Carolina. Morto però Mandarà e rifiutata l’eredità da parte della regina, i beni rimasero in proprietà di Schininà. Della vicenda esistono i documenti presso l’Archivio Storico Comunale.

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