Sulla figura del professore Virgilio Lavore, riportiamo un breve ricordo scritto dal figlio Daniele.
Virgilio Lavore, figlio di Francesca Moranda e Salvatore Lavore, nasce a Bengasi (Libia) il 27 gennaio 1926. Vissuta a Scoglitti la sua prima infanzia, vivacemente rievocata nel suo racconto “Il tesoro di Cammarana”, resta orfano della madre all’età di nove anni e, poi, del padre all’età di quattordici. Nel periodo dell’adolescenza, in tempi burrascosi e per lui particolarmente difficili, è alunno di docenti di grande levatura che, dal Ginnasio di Vittoria al Liceo Classico di Comiso, lo guidano nello studio dell’antichità classica e ne coltivano le attitudini, la sensibilità, il gusto e il senso critico. Sono gli anni degli straordinari e mai dimenticati professor Paolo Nicosia e di sua moglie, la professoressa Margherita Margani, nonché del giornaliero tragitto in bicicletta da Vittoria a Comiso insieme ad alcuni amici e compagni di scuola, tra cui Salvatore Guglielmino, con il quale condividerà lunghi ed intensi percorsi di vita all’università, nei primi anni di insegnamento, nelle iniziative editoriali per la scuola.
Nelle Università di Palermo e di Catania è allievo di grandi maestri: Bruno Lavagnini, Gaetano Mario Columba, Silvio Ferri, Giorgio Piccitto, Carmelo Ottaviano e, soprattutto, Quintino Cataudella, che, dopo la laurea in lettere classiche, conseguita con 110 e lode presso l’Università di Catania, lo aggrega alla sua “scuola” e lo vuole suo “assistente volontario” alla cattedra di letteratura latina, prima, e di letteratura greca, dopo.
Iniziata la sua attività di docente di materie letterarie e sposata nel 1952 Margherita Guglielmini, sua compagna e costante punto di riferimento di un’intera vita, è padre rigoroso ed affettuoso di due figli. Vincitore di numerosi concorsi nazionali di ogni ordine e grado, sceglie la cattedra di materie letterarie nella Scuola Media e, successivamente, quella di latino e greco nei licei classici. Fatta eccezione che per il periodo della docenza di latino e greco ad Acireale, presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” (settembre 1969 – luglio 1973), risiede ed opera prevalentemente a Vittoria, fino al giorno della sua scomparsa.
In una raccolta di traduzioni del 1966, dedicata ai poeti lirici dell’antica Grecia, dimostra la sua eccezionale capacità di coniugare perizia filologica e raffinata sensibilità poetica. Questa sua opera viene riproposta successivamente nel 1987 insieme alla pittrice Marisa Carabellese di Molfetta (“I vortici di Scilla”) nel quadro di una iniziativa per la realizzazione di una casa di accoglienza.
Ricco di un’esperienza che acquisisce in istituti e cattedre di ogni genere e in luoghi e ambienti scolastici quanto mai diversi, esprime il suo instancabile impegno mirante a dare un contributo quanto più forte e ampio possibile al rinnovamento metodologico e culturale della scuola italiana, anche mediante opere scolastiche strettamente legate alla sua diretta esperienza didattica, continuamente rinnovate e ristampate. “La bussola”, antologia italiana per la scuola media (prima edizione nel 1968) realizzata in collaborazione con Salvatore Guglielmino, integra magistralmente la tradizionale proposta di “pagine esemplari” con innovative prospettive di utilizzo dello strumento scolastico, introducendo finestre di osservazione e stimoli di riflessione sui nuovi problemi della società che in quegli anni si avvia verso un periodo di rapida e complessa evoluzione. Gli anni, immediatamente successivi, dell’avvincente esperienza scolastica “pilota” e della ricerca di nuove metodologie formative presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale (1969 – 1973) costituiscono, poi, il formidabile retroterra di esperienze culturali e didattiche per “Latinità”, antologia latina per il triennio superiore dei licei (prima edizione nel 1974). Con “Latinità”, nel momento storico in cui ha culmine la crisi della lezione cattedratica, Virgilio Lavore trova il modo di integrare un serio e approfondito studio della letteratura latina con uno strumento didattico che risponda ad esigenze di varietà e ricchezza di materiale informativo, documentario e critico, necessario a favorire appunto l’iniziativa ed il coinvolgimento dello studente in un contesto di apporti complementari e anche critici. L’attenzione alla ricerca di occasioni e stimoli per l’impegno degli alunni, oltre che di strumenti per il docente, caratterizza anche l’antologia latina “Mondo Antico”, successivamente realizzata in collaborazione con Francesco Ereddia (prima edizione nel 1981) a supporto dell’iniziale sforzo dell’apprendimento linguistico delle prime classi liceali.
Educatore amato da diverse generazioni di alunni, concluso negli anni ottanta l’impegno nella scuola, riversa il suo appassionato interesse per il mondo greco-romano nella produzione di saggi di epigrafia di riconosciuto valore scientifico e di contributi filologici alla conoscenza storica e archeologica dell’antico territorio camarinese. Da ricordare: “Un’epigrafe romana nel territorio di Acate” – Ragusa 1982; “ L’epigrafe di Charinos”: lettura e prospettive di studio – Vittoria 1983; “L’iscrizione di Ippò”: epigrafe greca proveniente da Camarina – Acireale 1985, citata ne l’Epigrafia greca da Margherita Guarducci; “Sopravvivenze toponomastiche nel territorio di Camarina” – Vittoria 1988.
Nel 1992, con un formidabile impegno lavorativo e a coronamento di una quasi trentennale collaborazione con la Casa editrice Principato, Virgilio Lavore amplia ulteriormente gli orizzonti culturali e didattici di “Latinità”, rendendola una vera e propria storia della cultura e della letteratura latina, una bussola di grande interesse – in verità – anche per chi non è più alla ricerca di una rotta tra i banchi di scuola.
Nel 1994 cura la parte epigrafica del testo più lungo e difficile della mostra di archeologia subacquea organizzata presso il Museo archeologico di Camarina sul ritrovamento dei “Pesi campione”, rinvenuti nel mare antistante l’acropoli di Camarina.
Conferenze e articoli di varia cultura, recensioni e presentazioni di opere fanno corona a questa intensa attività di intellettuale aperto ad ogni iniziativa della sua Città, non ultima l’importante collaborazione alla creazione del Museo Civico Polivalente di Vittoria.
Nel 1996 pubblica “Il tesoro di Cammarana”, un’opera narrativa di particolare pregio per il suo valore documentario locale e per l’impegno letterario ed estetico che la contraddistingue: un esempio piuttosto insolito di felice fusione tra storia, fantasia, cronaca locale e indagine filologica. E’ il suo “viaggio nella memoria”, un intenso squarcio di luce nello spazio interiore di un uomo profondamente legato alle sue radici, alla storia ed alla cultura della sua terra.
Il 20 agosto 1998 l’Amministrazione Comunale di Vittoria gli conferisce il premio “Vittoria insigne”. Nel mese di marzo 1999, a pochissimo tempo dal ritrovamento del reperto archeologico in contrada Castiglione (territorio di Ragusa) conosciuto come “il guerriero di Castiglione”, formula la sua “proposta di lettura” dell’epigrafe greca incisa in un angolo del manufatto, ma non la rende pubblica, per non interferire con l’incarico che la Soprintendenza ha ufficialmente affidato ad altri.
Il respiro terreno di Virgilio Lavore si spegne il 24 agosto 1999 e riposa nel cimitero di Acate, paese natale del padre Salvatore (il maestro de “Il tesoro di Cammarana”).
Daniele Lavore